trans
La femminilità è di chi la sa vivere
di Robybo
20.06.2024 |
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"Dopo avermi offerto una bevanda calda, mi fece alzare in piedi e mi abbracciò..."
C’è un argomento trattato nel Forum di A69 che coglie sempre la mia curiosità, ogni volta che qualche utente esprime un proprio parere. Si tratta del perché molti uomini siano così fortemente attratti dal genere trav/trans. La maggiore parte dei pareri nascono dalla convinzione che ci si indirizza verso questo mondo perché le creature che vi appartengono concedono tutto quello che non viene permesso dalle donne biologiche. Mi sento di dissentire perché, da buon etero quale sono, ho potuto verificare, nel corso di un considerevole percorso esistenziale, che le donne con cromosoma XX, se conquistate, rispettate e amate sinceramente, donano tutte loro stesse, quando si convincono della genuinità del rapporto che vivono. Concordo invece con i pareri di chi afferma che la femminilità di un trav/trans raggiunge spesso vette sconosciute alle donne in grado di generare prole. Chi può conoscere meglio di un uomo cosa diventa irresistibile in termini di seduzione, fascino, sensualità che provoca, confonde e sfocia poi in un tripudio di sensi? Chi, meglio di un rappresentante della mascolinità, conosce le caratteristiche di un’attrazione fatale che si insinua nella mente e poi travolge in un desiderio che diventa insaziabile libidine e voglia di possesso? Certo, la femminilità scorre lungo rivoli di insospettata unicità e particolarità di gusti differenti. Ma nessuno può negare che un paio di tacchi su cui poggiano gambe velate da calze autoreggenti, un perizoma ridotto ai minimi termini, un trucco sapiente di occhi e ciglia, un accattivante rossetto con provocante capigliatura, siano il corredo stuzzichevole a trascinare in un vortice libidinoso che reclama unicamente naturalezza, evidente espressione di quello che è contenuto dentro la persona che ambisce ad essere rappresentata per la vera essenza che emana. Quando poi l’espressione corporea si abbina a sguardi, intonazioni della voce, gestualità e portamento seducente, si comprende bene che il concetto di donna fatale prescinde da qualunque connotazione biologica. Ho voluto anticipare il mio pensiero perché meglio si comprenda come mi è successo di avvicinarmi al mondo trav e come poi ne sono rimasto folgorato. Ero appena tornato single e già gli ormoni che scorrevano nei mei condotti vascolari agitavano i soliti pensieri che non danno tregua e ci rendono, a pieno titolo, rappresentanti del mondo animale. La mia auto si trovò a transitare a tarda ora in una zona della città frequentata da professioniste del sesso. La mia attenzione fu rapita da una microgonna di pelle che sovrastava un paio di calze nere che terminavano in stivali dal tacco assassino. Una volta abbassato il finestrino, mi apparve il volto bello, truccato, ma non troppo, di una persona dalla voce calda, suadente e un po' arrocchita dall’atmosfera brumosa dell’ora tarda. Mi propose subito il prezzo da pagare, il servizio completo e, come location, la casa dove viveva perché era giunto il momento dell’ultimo cliente. Il fatto che non si trattasse di una proposta etero, non aveva minimamente scalfito la mia decisione di conoscere una persona verso cui mi sentivo attirato e desideroso di conoscere intimamente. Si presentò con il nome di un noto compositore tedesco che indicherò per semplicità con W. e mi pregò di dirigere l’auto verso la zona universitaria. L’alloggio era comodo, al piano terreno, arredato con gusto e personalità. W mi accolse nella sua dimora come un amico, non come un cliente, almeno così mi parve. Non aveva infatti fretta di recuperare le ore di sonno perdute fino a quel momento, anzi mostrava affabilità, anelito di conoscenza, l’istinto di diventare presto complice di segreti inconfessati. W. si rese conto che si trattava per me di una prima volta e blandì quel senso di irrequietezza che iniziava ad avvolgermi. Dopo avermi offerto una bevanda calda, mi fece alzare in piedi e mi abbracciò. Mentre eravamo avvolti in quel tenero ma rassicurante intreccio di mani che cominciavano a scorrere lungo i fianchi e il culo, mi confessò che non si considerava una proposta di sesso, anzi gli accadeva raramente di uscire en femme in quei luoghi del vizio e molti erano i clienti che scartava per paura, con una scusa qualunque. Lo faceva perché comunque il denaro gli serviva ad arrotondare la precarietà economica in cui si trovava ed anche perché sperava di conoscere qualcuno con cui fare svoltare la vita. Passò del tempo, speso ad avvicinarci sempre di più a ciò che dentro sentivamo fare presa su di noi, un bisogno di intimità esaudibile solo nei modi lenti, dolci e progressivi di mani che accarezzano, come due innamorati che si ritrovano dopo anni di lontananza. Finalmente eravamo nudi, eccitati come non mai, lui sopra di me, il sapore della sua lingua che mi appariva familiare, il tormento di un’estasi che saliva sempre più e diventava ingovernabile. “Perdonami ma sono troppo eccitato”, mi rivolse W., mentre un fiotto della sua eiaculazione spruzzava contro il mio ventre. Lo stesso successe a me e W accolse il mio sperma con il sorriso felice di chi sa che quegli istanti sarebbero rimasti per sempre, da riavvolgere nel breve film della propria vita, quando verrà il momento di lasciarla. Mi rivestii, con la testa priva di qualunque pensiero, senza chiedermi se quello era un inizio, un sogno o un cambio di direzione. Misi mano al portafoglio, ma W mi folgorò e me lo fece richiudere. Apri la vetrinetta di una piccola credenza dove erano allineati degli strani guerrieri in un materiale composito. “Sono stato in India qualche tempo fa e ho preso questi simboli sacri, pensando di donarli ad una persona che mi ha toccato il cuore.” Me li porse in un sacchetto, mi baciò affettuosamente sulla guancia e quella fu l’ultima volta che lo vidi. Mi successe infatti di cercarlo qualche anno dopo, in un momento in cui solo lui avrebbe potuto raccogliere lo struggimento di quanto mi era accaduto. La donna che conosceva il destino di W. era molto cortese, ma anche molto decisa a conservare il massimo della riservatezza sul suo stato attuale. Mi succede, quando torno a casa, di gettare lo sguardo su quei guerrieri che ho riposto in una vetrinetta dell’ingresso e sentirmi rassicurato. Ci vuole del tempo per capire e per conoscere quello che sul momento sfugge.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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